Michelangelo Aquino

Lookalike & Pubblici simili + 3 consigli pratici

I LookALike audience – i pubblici simili-. Lo strumento che stavi aspettando e devi conoscere.

Nessuno di noi esprime il desiderio di vedere espressamente determinati prodotti eppure ci capitano sott’occhio – letteralmente – ogni giorno. 

Sappiamo già che Facebook lavora sulla nostra domanda latente, quella che non poniamo esplicitamente ma abbiamo.

Il meccanismo su Facebook

Facebook ti analizza, raccoglie mille dati su di te e poi crea un profilo, definisce gusti e interessi. Carpisce questi dati quando sei su Facebook, ovviamente, ma non solo. Il sistema lavora anche al di fuori dell’ecosistema Facebook Inc

Mediante il Pixel di Facebook il social riesce a raccogliere dati anche al di fuori della sua piattaforma. In maniera semplice: viene inserito un frammento di codice sul sito web che poi lo comunica in multipiattaforma, questo permette di misurare campagne pubblicitarie, ottimizzarle e definire il pubblico.

Il pixel è quel magico strumento che misura le conversioni su differenti dispositivi, ottimizza la pubblicazione – in quanto indica alle campagne le persone che potrebbero eseguire con più probabilità una determinata azione (tuo obiettivo)- e infine crea un pubblico personalizzato dai visitatori del sito web.

Questi dati si trasformano in ottime leve per creare il tuo pubblico di LAL.

I LookALike audience – quelli che in italiano vengono tradotti nell’abominevole descrizione di pubblici simili, sono uno strumento delle piattaforme pubblicitarie. Alcuni parlano solo di Facebook, ma non è corretto. 

Adesso il LAL è stato adottato da LinkedIn, interessante e recente, ma al momento è un mercato ancora molto nuovo e poco utilizzato.

Certo con la mole di dati che ha il social di Zuckerberg, le attività LAL sono più sfruttabili sui suoi social, ma anche Google Ads ha un tipo di targettizzazione simile e sfruttabile. 

Si chiamano Pubblici Simili e non hanno limiti nella creazione di pubblico.

Questo target è spesso meno noto e pochi sanno utilizzarlo bene, che è un vero peccato.

Facebook, ma non solo. Il meccanismo su Google

Google Ads esamina l’attività di ricerca durante un periodo di tempo anche più lungo rispetto ai LAL e delinea il comportamento aggregato dei visitatori quando questi vengono aggiunti all’elenco. Così facendo il sistema si aggiorna e rileva automaticamente nuovi potenziali clienti con un comportamento di ricerca simile ai tuoi e si profila l’attività per il remarketing. 

Questo implica però che Google non limita il pubblico: vuol dire che se ho un pubblico aggiornato per gli ultimi 180 giorni lui si aggiorna con questi dati, con target che potrebbe ormai essere completamente disinteressato alla mia offerta.

Immagina un sito e-commerce che fa attività: in quattro mesi cambiano target, stili e interessi, come si può pensare che il tuo pubblico sia rimasto lo stesso? Il non porre un limite al pubblico selezionato, come fa Google, è una minaccia alla tua campagna. Il rischio è di sprecare soldi perché il pubblico ampio può diventare datato e fuorviante.

Doverosa precisazione: perché funzioni servono dati, l’elenco dei segmenti di pubblico simile sorge a partire da un elenco di remarketing o l’elenco Customer Match di almeno 1000 cookie e con una somiglianza nel comportamento di ricerca sufficiente per creare un segmento di pubblico simile.

LAL: le insidie e come superarle

Tutto molto bello, ma ci sono alcune cose da tenere a mente. Facebook sa quasi tutto di noi, è in grado di tracciarci in ogni passo. In parole povere: se spieghi all’algoritmo chi identifichi come tuoi clienti, questo cercherà gli altri utenti più simili a il tuo target. Questo lo sappiamo, ma passiamo a qualcosa di più utile e tecnico.

Dati recenti. Quando carichi il tuo pubblico e lo dai in pasto a Facebook il target dev’essere recente. Non puoi usare dati di mesi e mesi prima, perché nel mondo di oggi vuol dire mettere nell’algoritmo dati estremamente vecchi e che possono fuorviare le campagne. 

Pubblico caldo o freddo. Il tuo target di base è un pubblico caldo, ti conoscono, sanno di cosa parli e condividono i valori del brand. Tutt’altro discorso per i pubblici LAL e Pubblici Simili: hanno potenzialmente interesse per spendere sul tuo brand, ma non sanno minimamente chi sei, sono utenti freddi. Ergo la tua campagna di dev’essere studiata e sviluppata tenendo conto di questo aspetto.

Segmentazione. In fine, pensa bene a com’è il tuo pubblico di origine: sesso, geolocalizzazione, gusti, interessi. Più il pubblico è segmentato più i pubblici affini funzionano. Tieni sempre presente anche il bacino da cui parti: più il pubblico di partenza è ridotto, più rischi di avere dati meno “puliti” e più causali. 

Le attività LAL sono spesso relegate a un posticino laterale nel mondo dell’advertising e non lo condivido per nulla: una volta definito con sicurezza il target sono davvero una splendida “arma” per far aumentare il tuo business.

Tu cosa ne pensi? Li utilizzi per le tue campagne?

Fammi sapere!

Altri articoli

Grazie per avermi scritto , ti invierò la risposta corretta il prima possibile

Michelangelo