Qualche tempo fa stavo ascoltando uno speech, chiacchiere e interventi. Alcune osservazioni mi esaltano completamente, altre mi lasciano un po’ meno convinto.
A un certo punto una delle persone che interviene salta su dicendo che lei usa Tinder e lo consiglia, ma non come app per dating, come strumento per creare networking, per ampliare la cerchia di persone. Io ascolto, mi giro e vedo le persone attorno a me. Lo capisco dai loro sguardi da che parte stanno: alcune abbagliate dall’idea luminosa, altre abbastanza accigliate.
Capisco entrambi i ragionamenti: i primi pensano che sia una forma quasi “rivoluzionaria” di intendere Tinder, altri non la vedono allo stesso modo. Io? Io sono della seconda categoria e ti spiego perché: perché ogni messaggio ha un media che lo trasmette.
Ora, il concetto l’aveva già splendidamente trattato Herbert Marshall McLuhan: il medium è il messaggio. Semplificando vuol dire che la natura del medium, il canale attraverso cui il messaggio viene trasmesso è più importante del significato contenuto nel messaggio stesso. Ancora più basilare? Il canale ti modifica la comunicazione.

Idee brillanti di Metà Secolo scorso
Quando McLuhan ha pubblicato i suoi contenuti era la fine degli anni ‘60, nei cinema americani proiettano Il laureato e Easy Rider, un paio di anni dopo a Bethel, New York, suonano Jimi Hendrix e Joan Baez, Janis Joplin e gli Who.
Il pensiero di McLuhan è bello perché si adatta agli anni Sessanta come ai nostri Duemila avviati. Infatti non parliamo di mezzi di comunicazione di massa, i mass media.
La riflessione abbraccia ogni tipo di media. Per esempio anche un treno o l’orologio sono medium, in quanto trasformano, in modi diversi, il modo di percepire e gestire il tempo. Certo qualcuno lo troverai che dirà che con internet le sue teorie sono andate in pensione, ora che tutto viene fruito attraverso uno smartphone.
Però ogni social modula e influenza il messaggio secondo diversi livelli comunicativi: scrivere su Facebook non equivale a Instagram, al pari di WhatsApp e di Snapchat. McLuhan non conosceva Tinder, ma la sua teoria può essere utilizzata anche su quel canale.
Torniamo a Tinder?
Gli incontri “offline” e Linkedin: quelli sono i mezzi per fare networking.
Tutti i media ci invadono, completamente. I nuovi media sono penetranti a livelli impressionanti nella nostra cultura, nella nostra società in genere.
LinkedIn.
Questo è il mezzo congeniale per fare networking online perché è utilizzato da noi con quello scopo: è convenzionalmente riconosciuto a livello sociale per quei tipo di sviluppo ed è ottimizzato e performante proprio con quel tipo di obiettivo.

Tinder
Tinder comunica, ma non nel modo in cui fa LinkedIn.
Su Tinder si cercano incontri, che potranno andare anche a finire in buone amicizie e rarissime opportunità di networking, ma per la maggior parte dei casi implicano relazioni di ben altro tipo.
Una persona apre il profilo, seleziona partner e poi… Gli parla di fare network? Capisci anche tu che qualcosa non si muove con senso logico.
Stai fuorviando la comunicazione.
Tornando al mio mondo dei dati, implica una sola cosa: non stai ottimizzando la tua comunicazione. Stai sprecando, sviando e fuorviando medium e messaggio, che poi sono anche intrinsecamente collegati. Ergo sprechi tempo e risorse per qualcosa che può avere un tipo di impatto veramente ridotto per quello che vuoi ottenere.
Farà anche effetto dire che si utilizza Tinder per fare network, ma non ha proprio senso.
